ragioni

Le ragioni del NO

COMITATO PER LA SALVAGUARDIA DEL GOLFO DI TRIESTE

Homepage

Sui rigassificatori a Trieste e nel suo Golfo

Dopo un silenzio durato diversi anni, improvvisamente è venuta ufficialmente alla luce la notizia che Trieste ed il suo Golfo sono stati scelti come sito d’importanza strategica nazionale e regionale per rifilarci, senza nulla chiedere, ben due rigassificatori di GNL (gas naturale liquefatto ):

uno “ON-SHORE” da collocare a Zaule nel sito ex Esso (canale navigabile del Vallone di Muggia)

e l’altro “OFF-SHORE” su piattaforma fissa nel bel mezzo del Golfo di Trieste. Inutili sembrano le varie notizie sulla precisa collocazione: al largo di Grado, al largo di Monfalcone, al largo di Trieste. Tutte le zone di mare che non siano sottocosta, stanno al largo, ma nello specifico questo “largo” è troppo stretto, perché la distanza minima dalla costa è rappresentata da Punta Sottile : 9/10 Km. soltanto, e ad un Km. scarso dalle acque nazionali slovene ( tra Punta Sottile e Punta Grossa ).

Dopo questa introduzione di carattere generale, entreremo nello specifico. Ci viene detto che i rigassificatori sono indispensabili e rientrano nella strategia logistica nazionale e regionale per le necessità connesse all’approvvigionamento energetico nel settore “gas”. Noi diciamo che vogliono rifilarci i rigassificatori non perché ce ne sia bisogno, ma per l’enorme giro di miliardi che “l’operazione rigassificatori” rappresenta non solo per Trieste, ma per ben undici siti delle coste italiane. Come tutti sanno il Friuli-Venezia Giulia è Regione a Statuto speciale, beneficia pertanto di determinate agevolazioni tra cui l’autonomia degli Enti locali ( Art. 59 dello Statuto ). Tuttavia se un ministro si sveglia con la “luna storta”, afferma che l’introduzione dei rigassificatori è una necessità prioritaria per il Paese; che l’Italia non può subire i tagli russi di gas e che è conveniente trovare altri Paesi per l’approvvigionamento.Ci si chiede: tolti i paesi europei che poco metano possono darci, tolta la Russia che fa “i dispetti”, a chi ci si potrebbe rivolgere che sia anche un paese ricco di metano e povero di spirito religioso nemico? Non ce ne sono.

Bisogna sapere, inoltre, pur tralasciando i possibili “ricatti” commerciali, che allo stato attuale le riserve mondiali di gas garantirebbero circa 50/60 anni di fornitura SE il mondo mantenesse gli attuali consumi. E’ di questi giorni la notizia che la Russia ( il maggior produttore mondiale in assoluto ) ha sottoscritto un accordo per la posa di un metanodotto che porterà il suo gas in CINA

( avete capito bene, è quel Paese con un miliardo e trecentomila anime ).

I 50/60 anni previsti diventeranno sicuramente 20, sperando che in questo giro non entri anche l’India che, se così fosse, il gas lo perderemmo in un paio di lustri.

Dobbiamo pertanto chiedere ai politici dell’Unione che avranno l’incarico di Ministeri specifici e competenti alle nostre problematiche, che cosa ci faremo con dodici rigassificatori se tra 15/20 anni non ci sarà più il gas ? Rifaremo la figura di scarso prestigio come accadde negli anni in cui ci chiamavano ironicamente la “Raffineria d’Europa”?

Ma torniamo a problemi più concreti.

1) C’è un problema energetico.

2) Stato e Regione concorrono a definire tale problema d’interesse strategico nazionale e regionale.

3) Si apprende dalla stampa che tale strategia, sia stata suggerita dal ricordo della “debacle” subita da SNAM a Monfalcone nel 1996.

4) La rivista Carta (n°12) esce con un’informazione “bomba”. Afferma d’essere in possesso di una delle duecento copie del Master plan edito da ENI. A pagina 19 di detto Master plan, nel capitolo dedicato al “ciclo del gas”, ENI scrive che fino al 2010 si può prefigurare una “bolla gas” che coinvolgerebbe molti Paesi del mondo e, soprattutto, l’Italia, perché ENI ha fatto dei contratti caratterizzati dal sistema “Take or pay” che la obbliga all’acquisto del gas estratto anche se c’è sovrabbondanza di offerte rispetto alla domanda. Poiché nel novero delle valutazioni strategiche entrerà a far parte tra breve anche il gasdotto dalla Libia, ENI afferma che con due soli rigassificatori avremmo nel 2007 un eccesso di gas di circa 7 mld. di metri cubi che salirebbero a 25mld. nel 2009. ENI afferma che se non si trova il modo di consumare più gas, si rischia di ridurre i profitti record degli azionisti ENI. Perciò “spara” le sue volontà strategiche: si facciano pure tutti i rigassificatori in progetto, perché ENI anziché vendere ed esportare gas, penserebbe di produrre, vendere ed esportare energia elettrica. Il tutto accompagnato dall’ipotesi di un ipotetica fusione tra ENI ed ENEL.

5) Bene. Quale sarebbe allora l’interesse logistico e strategico dello Stato e quello concorrente della Regione Friuli-Venezia Giulia? Non si risponda che, quanto sopra, si può ascrivere al campo della fantasia. Non sarebbe una risposta accettabile perché ci sono troppi segni determinanti che portano ad avvalorare quanto espresso da ENI nel suo Master plan:

a) Dichiarazione dell’on. Enrico Letta dd. 25.01.06:

“Bisogna continuare a investire sul gas ma sono necessarie le infrastrutture e i rigassificatori sono uno dei nodi più importanti…”

b) Dichiarazione di Realacci dd. 25.01.06:

“…questa è la linea per presidiare un settore strategico per il Paese e i rigassificatori non sono una questione oziosa”.

c) Dichiarazione dell’on. Bersani dd. 30.03.06:

“ Nel programma dell’Unione, su cui non solo gli ambientalisti della Margherita, ma anche Verdi e Rifondazione si sono impegnati che i rigassificatori vanno fatti “. E’ certo che siano ambientalisti e Verdi ?

d) Ha detto il Ministro Scaiola : “ Trieste diventerà il polo energetico più importante d’Europa”. Meno male che l’hanno mandato a casa !

e) E’ concepibile restare fiduciosi e sereni verso la giunta regionale e del Suo Presidente (favorevole da sempre a qualsiasi tipo di attività industriale anche se inquinante ), per la delibera recente con la quale ha autorizzato la Friulia regionale S.p.A. a costituire una società mista con la spagnola ENDESA, per la realizzazione del rigassificatore off-shore in mezzo al golfo? Quale potrà essere il tasso di obiettività nella valutazione delle critiche e dei suggerimenti degli Enti e delle Associazioni ambientaliste?

Dobbiamo considerare alfine l’alto tasso di pericolosità dei rigassificatori e delle navi metaniere, così come inaccettabile e il grave degrado ambientale, l’inquinamento dell’aria e del mare, quello luminoso ed acustico; anossia del fondale del golfo con pesantissime conseguenze su flora e fauna marine. La movimentazione meccanica dei fondali sia per il rigassificatore di Zaule che quello in mezzo al golfo, solleverebbe “un mare” di particelle pesanti che, seguendo le correnti sottomarine, coinvolgerebbe gran parte del golfo di Trieste ( comprendendo anche Grado e Lignano ), ma sicuramente le vicine acque slovene.

Per il momento non toccheremo il tragico problema di eventuali accadimenti incidentali, anche se quel “fior di scienziati” a Livorno assicurano la non pericolosità dei rigassificatori.

Si dovrebbe togliere loro la patente della loro arroganza scientifica e non lasciargli che possano nuocere ancora alla società con il vomito della loro insensatezza.

Ci preme invece sottolineare che la scelta di Trieste da trasformare in “città con il polo energetico più importante d’Europa”, è assolutamente impensabile, data la ristrettezza territoriale e l’intensità abitativa come poche altre in Italia. Nel sito scelto per “l’attrezzo” on-shore, ci sono già molte altre attività industriali a rischio elevato e già, come tali, catalogate dal Ministero competente.

Da un recente studio GEA, è risultato che Trieste ha uno dei più elevati gradi di malati ( e morti ) per affezioni cardiovascolari e respiratorie causate dall’alto tasso di inquinamento di cui la città è avvelenata. Ma in controtendenza a questa reale quanto negativa situazione, Trieste ha ricevuto la recente designazione ad essere “L’Agenzia Internazionale per l’Ambiente”. Non sembra una presa in giro?

Bene. Come si dice in questi casi? Abbiamo già dato. Anche troppo. Vengano perciò applicati i disposti di Agenda 21. Ma soprattutto ci venga restituito il maltolto: l’Art.59 dello Statuto Speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia.

E non si tenti di spacciare per necessità benefiche in favore della collettività sociale, ciò che è un miserevole gioco volto a saziare gli appetiti dei pescecani che si nutrono voracemente del loro alimento preferito : “LA SINFONIA DEL PROFITTO”.

COMITATO PER LA SALVAGUARDIA DEL GOLFO DI TRIESTE

Arnaldo Scrocco

Trieste, 5 maggio 2006